Le prime considerazioni rigorosamente sparse, dopo la mia prima vera settimana a Roma.

  • Due ore di viaggio all’andata e due al ritorno passano più volentieri se i mezzi pubblici funzionano.
    Ancora meglio se c’è qualcuno con cui fare il viaggio, o almeno metà del viaggio.
    Ma andrebbe bene anche leggere un libro o ascoltare musica.
  • Per il punto sopra, sento sempre più la necessità di un ebook reader e di un lettore mp3.
  • Fare le pulizie domestiche non è un peso finché non arriva il giovedì, giorno delle grandi pulizie (che temo sempre di fare in maniera errata).
  • A Roma c’è chi è tanto disponibile da sorprendermi.
  • Il pullman 052 è un toccasana. Quando e se arriva.
  • Quella casa è troppo piccola per tre persone e io ho bisogno di stare un po’ con *lui*.
    Sola con *lui*.
  • Lavorare (pagati o no) stanca.
  • Mi sento sempre l’ultima arrivata. E stavolta a ragion veduta.
  • Il mio umore può oscillare tra due estremi una quantità infinita di volte durante una giornata.
    Soprattutto di giovedì.
  • Dovrei fare un test per capire se è più lento il portatile o il cellulare.
  • Sono sempre la più brava al pc.
  • Ho voglia di patatine al formaggio (non c’azzecca niente, ma vabbè).
  • Le pizzette di Roma sono delle bombe che ti riempiono subito.
  • Il bar a piazza Mancini non mette la crema pasticciera nei cornetti ma una cosa insipida che non so che sia.
  • Il custode si chiama Francesco.
  • Alla sera crollo ad un orario normale, come le persone normali.
    Non ho ancora deciso se è un bene o un male.