Sono una sopravvissuta. All’esame di stato di architettura, o almeno alle prime due prove.

Sveglia alle 5 (un po’ eccessivo forse), treno alle 6:38. Trattasi del primo treno del mattino, grazie al quale ho fatto ritardo solo di qualche minuto.
Arrivo, quindi, poco più tardi delle 8 al Palapartenope. In culo al mondo.
Un’eternità per entrare e farci accomodare tutti.
Banchetti quanto un A2, senza un ripiano sotto, quindi nessuna possibilità di disegnare e tenere contemporaneamente aperto il manuale.
Tre tracce, tutte su Via Marina. Ho esultato dentro, perché è un’area che conosco bene, però la cosa non mi ha aiutata poi tantissimo.
Prima traccia, ridisegnare l’esedra senza cambiarne i contorni: piante a 500 di PT e 1P di tutti gli interni, più pianta al 50 di un alloggio-bottega tipo. Tema di tipo strutturale.
Seconda traccia, sistemazione dell’area esterna e creazione di strutture modulari polifunzionali. Tema di stampo insediativo.
Terza traccia, ridisegno della facciata di Palazzo Ottieri. Tema strutturale.
Ho scelto la seconda, che poi era un po’ (tanto) un’incognita, perché è una cosa che non ho mai fatto.
Utilizzato tutte le 6 ore (e anche di più), disegnato su ben 7 fogli, lasciando intatto solo quello millimetrato.
La relazione l’ho scritta in pochissimo, buttando giù tutti i ragionamenti fatti durante le ore precedenti.

Non c’è stato tempo per mangiare, però la commissione era molto tranquilla e tra i banchi si riusciva a chiacchierare senza problemi.

Sono felice che sia passata, e sono stanchissima.

Terza prova: 30 Novembre.