Sveglia alle 04:50. Praticamente ho dormito meno di tre ore. Colpa mia. Levataccia. Per fortuna avevo già preparato tutto. Lavata. Vestita. Non avevo voglia di uscire di casa, era notte. Era buio. Per la strada nessuna auto, nessun pedone. Manco un cane. Vesuviana. Da Garibaldi al parcheggio Brin la strada non è molta ma come al solito il senso dell’orientamento non è stato il mio forte. E ho preso le vie meno battute, più solitarie. Alla prima edicola ha chiesto indicazioni. La signora, preoccupata, mi ha chiesto "vai da sola? ora? a piedi???", le ho spiegato che ero anche in ritardo (erano le 06:50) e lei mi ha comunque consigliato di prendere un pulman, se l’avessi incrociato durante il tragitto. Mi ha spiegato dove andare e ci ha tenuto a precisare che la strada era veramente isolata e pericolosa. Ma me ne sarei accorta da sola. Dopo un paio di minuti, noto una camionetta della Polizia Municipale. Un po’ erano dietro di me, un po’ erano avanti… praticamente mi seguivano! Uno dei due poi mi ha chiesto dove stavo andando, così mi han praticamente scortata. Erano stati fermati dall’edicolante e indirizzati da me! <3 Una signora troppo gentile, come non se ne trovano da tempo! Sono stata proprio contenta! Quando li ho ringraziati, mi hanno chiesto dove andassi. A Roma. "Fai proprio bene!".

I pulman da Napoli erano 19, circa mille persone (54 posti a pulman, fate voi il conto). Siamo partiti in ritardo, non chiedetemi il perché. Però è stato un bene. Perché a Roma eravamo il fanalino di cosa del corteo, e siamo quindi riusciti a stare lontano dalla guerriglia, dalle auto incendiate, dalle cariche. O almeno, quasi sempre. Qualche carica, da lontano, l’abbiamo vista anche noi. Tante ambulanze, tanti camion dei Vigili del Fuoco. Sportelli per il bancomat incendiati. Cassonetti idem. Una città messa in ginocchio.

Lì per lì mi sono vergognata. Di quelli che mi han preceduto nel corteo. Ora non riesco a schierarmi. Perché le auto erano auto blu, perché non sono neppure certa che fossero tutti manifestanti (e al riguardo vi rimando a questo video e questo articolo). Perché non so se c’è un altro modo per cambiare le cose. Ne abbiamo parlato molto durante il viaggio di ritorno, prima solo io e Carlo, poi, pian piano che intorno a noi le persone si svegliavano, siamo arrivati in 4, 5, 6 persone. A discutere sul come sarebbe possibile cambiare le cose. E purtroppo lo sappiamo tutti che le manifestazioni pacifiche non sono servite a nulla e non serviranno in futuro.

Ma, più di tutto, io mi sono vergognata per qualcos’altro. Per tutti quelli buoni a fare solo blablabla, tutti quelli che erano d’accordo coi motivi delle manifestazioni, che sono contro la Riforma e contro il NanoDuce, ma che non alzano un dito per cambiare le cose. Quelli del "Io voglio protestare, ma per farlo vado il 14 a Roma, non occupo mica l’Università" e poi non si sono visti. Quelli che "Ho una correzione col prof". Quelli che "Tanto io non vado all’Università" o anche "Tanto mi trasferisco all’estero". Quelli che "Perché? Contro cosa si protesta?".

Mi vergogno più per loro, che per i sanpietrini lanciati verso le forze dell’ordine.